Storia e Cultura Argentina
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Sezione dedicata alla storia e alla cultura dell' Argentina dei primi anni del 900'. In questo modo è possibile capire in quale contesto socio-culturale è stato creato il Dogo Argentino.
Tra la fine dell’800 ed i primianni del ‘900 l’Argentina era appena uscita dal periodo turbolento delle guerre di indipendenza dalla Spagna e delle successive lotte interne tra le diverse fazioni (federalisti contro unitaristi) che videro contrapporsi Buenos Aires alle altre province, che non volevano perdere la propria autonomia in favore della capitale, vero fulcro dominante di un paese che stava trovando una propria identità politica ed un proprio sviluppo economico.
La storia argentina dei primi cinquant’anni del ‘900 è caratterizzata dapprima da una forte crescita economica, che segnò la mentalità nazionale e l’ambiente urbano della capitale, dove affluirono migliaia di emigrati europei soprattutto italiani e spagnoli, e successivamente dal declino economico e politico, conclusosi tragicamente decenni più tardi con l’instaurazione nel 1976 della dittatura militare, durante la quale ben 30.000 persone furono incarcerate, torturate e fatte sparire. Terminata nel 1983, i suoi effetti segnano ancora la vita di moltissimi argentini.
L’economia argentina, favorita da una estesa rete ferroviaria costruita con i capitali inglesi e che collegava tutte le regioni del paese con la capitale, ebbe un rapido sviluppo trail 1880 ed il 1930, quando le sue merci, soprattutto carne bovina e lana prodotte in grande quantità nelle vastissime pianure da poco conquistate alle popolazioni native, venivano esportate verso i mercati europei. In quel periodo la popolazione aumentò di sette volte, provocando un vero stravolgimento della fisionomia culturale del paese. Anche il Tango, espressione tra le più conosciute della cultura argentina, è in realtà frutto dell’emigrazione di quegli anni.
La capitale divenne una delle più importanti città d’America e del mondo. Vi affluirono non solo operai e manovalanze in cerca di fortuna, ma anche architetti, artisti e intellettuali che ne cambiarono la fisionomia, la abbellirono di grandi palazzi che si ispiravano agli stili europei e ne animarono la vita culturale.
Anche l’interno del paese conobbe i benefici della prosperità economica e nella pampa vennero costruite eleganti e lussuose case padronali per i grandi proprietari terrieri, sulle cui terre pascolavano a migliaia i capi di bestiame.
In politica interna questo periodo fu gestito dalle forze conservatrici fino al 1916, quando i radicali salirono al governo, rimanendovi per quattordici anni tra scissioni e lotte intestine. Nel 1930 l’esercito, affiancato anche da alcuni esponenti radicali in dissenso con la corrente al potere, costrinse alle dimissioni il presidente Hipólito Yrigoyen, iniziando oltre un decennio di politica conservatrice. Un nuovo colpo di stato militare fece cadere nel 1943 il governo di Ramón Castillo. Nel Grupo de Oficiales Unidos che aveva rovesciato il presidente, si distinse Juan Perón, la cui rapidissima carriera lo portò inizialmente all’incarico di sottosegretario alla guerra e successivamente di ministro del lavoro e dello stato sociale e, nel febbraio 1944, di vicepresidente e segretario alla guerra. Dopo un biennio di rovesci politici (costretto a dimettersi da parte di oppositori delle stesse Forze Armate venne anche imprigionato), forte di un enorme consenso popolare e sindacale,il 24 febbraio del 1946 Perón fu eletto presidente della Repubblica Argentina con il 56% dei voti.
Gli anni del suo governo furono caratterizzati da una politica sociale in favore della classe operaia e del rafforzamento del sindacato e dalla fondazione della potente Confederazione Generale del Lavoro (CGT).
Perón definì la sua politica come «terza posizione», intendendo collocarsi tra il capitalismo ed il comunismo.
Il “peronismo”, termine con il quale è conosciuta la sua ideologia e prassi politica sfociata nella costituzione del Partito Giustizialista (Partido Justicialista), diede un grande impulso alla industrializzazione del paese ed influenzò grandemente anche gli altri partiti politici.
Nel 1951 Perón venne riconfermato presidente dell’Argentina, ma la sua popolarità cominciò a declinare a causa della cambiata congiuntura internazionale che segnò un brusco rallentamento dell’economia argentina, aumentando il malumore delle classi popolari che ponevano rivendicazioni sociali e sindacali che lo Stato non era più in grado di accogliere. In questa situazione di tensione sociale si aggiunsero i conflitti con la Chiesa cattolica ed una situazione di diffusa corruzione che portarono ad un colpo di stato militare nel 1955. Perón scelse la via dell’esilio in Paraguay e successivamente a Madrid. Rientrerà in Argentina ed assumerà nuovamente la presidenza nell’ottobre 1973, pochi mesi prima della morte avvenuta nel luglio del 1974 e dopo un ventennio di instabilità istituzionale ed economica e di violenza politica che apriranno la strada alla dittatura militare del 1976.